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Ortodonzia

L'ortodonzia è quella branca della medicina che ha il compito di correggere le malposizione dentarie per garantire un corretto ingranaggio tra i denti ed una buona funzione masticatoria ma si occupa anche di studiare e correggere le più comuni disarmonie scheletriche dei mascellari , alcuni disturbi di deglutizione e fonazione, e può risolvere o attenuare le più comuni disfunzioni articolari della mandibola. (...)

Possiamo quindi dire che l'ortodonzia è a buon diritto l'ortopedia funzionale del sistema masticatorio. Classicamente il bambino o l'adolescente è il soggetto che più si avvale delle risorse dell'ortodonzia poichè l'età dell'accrescimento è quella che sfrutta al meglio la palsticità delle ossa mascellari ed i vantaggi offerti dalla permuta dei denti. Tuttavia anche gli adulti si sottopongono con successo alle sue tecniche per i numerosi benefici che la conservazione di una buona ed armonica dentatura naturale offre nei confronti di altre tecniche più invasive ( estrazioni, protesi fissa o mobile, implantologia, ecc.).

Riportiamo uno schema degli obiettivi terapeutici ottenibili con l'ortodonzia

  1. Armonica distribuzione ed allineamento dei denti.

  2. Occlusione ( chiusura ) dentaria fisiologica (secondo il morfotipo).

  3. Buona funzione articolare della mandibola.

  4. Corretta deglutizione.

  5. Individuazione e correzione di alcuni difetti fonatori ( sigmatismo, rotacismo).

  6. Bilanciamento dell'equilibrio muscolare tra muscoli masticatori, e muscoli

    dell'asse verticale di cranio-colonna-bacino-arti inferiori, per il mutuo rapporto ( bidirezionale) tra l'occlusione dentaria e la postura dell'individuo.

Esistono numerosi lavori che mostrano come la correzione di una disarmonia di sviluppo del sistema masticatorio associata ad un apprezzabile disturbo posturale ( con lordosi accentuate, testa in avanti , anomalie dell'appoggio podalico ) conducono attraverso la correzione ortodontica ad un buon equilibrio posturale ( normalizzazione delle curve della colonna , della posizione del capo, e dell'appoggio dei piedi ).

Così come è vero l'esempio contrario. In caso di scoliosi tutto l'equilibrio posturale viene ad essere sbilanciato e anche la bocca ne risente : l'ortodonzia non può ovviamente risolvere la deformità della colonna ma può attenuarne le conseguenze risolvendo i disturbi all'occlusione in modo da compensare le interferenze che a loro volta darebbero ripercussioni posturali dal distretto cefalico in basso.

 

Nozioni di strategie terapeutiche di Ortodonzia.

L'Odontoiatra inizia sottoponendo il soggetto ad una scrupolosa visita che terrrà conto dell'età, della sua conformazione corporea, della presenza di vizi orali ( mordersi le unghie, la penna, piercing, ) , il tipo di respirazione ( nasale od orale, presenza di adenoidismo o linfatismo, ecc), l'atteggiamento posturale ( dorso curvo, spalle chiuse, testa in avanti, iperlordosi cervicale o lombare, piedi piatti, ecc.), poi esaminerà la conformazione del cranio e del volto, soffermandosi maggiormente sui reciproci rapporti dei mascellari ( sviluppo mandibolare eccessivo oppure ridotto; sviluppo del mascellare superiore normale o ridotto ).

Quindi passerà all'esame orale constatando lo stadio della dentizione ( decidua o permanente o in fase di permuta, la presenza di agenesie o di altre anomalie di eruzione, denti del giudizio, edentulie, migrazioni, malposizioni, ecc. ). Valuterà la funzione articolare della mandibola ( limitazioni di apertura, deviazioni, dolori o rumori articolari, ecc.) e l'esitenza di parafunzioni ( digrignamento, serramento ), il tipo di morso ( cioè lo stato finale di chiusura: morso profondo, morso inverso, morso crociato unilaterale o parziale, morso aperto, ecc.), la presenza di un palato stretto o di una macroglossia, di difetti di pronuncia, di deglutizione, ecc.

E spesso necesssario effettuare indagini radiografiche sui singoli denti ( rx endorali) o di tutti i denti e delle ossa mascellari ( otopantomografia- OPT- ) oppure occorre uno studio dell'accrescimento del cranio e delle ossa mascellari per stabilire la tendenza di crescita ed attuare una terapia correttiva più mirata ( studio e tracciato cefalometrico con teleradiografia cranica in proiezione latero-laterale ), adiuvata talvolta da radiografie ai polsi per stabilire l'età maturativa delle ossa lunghe.

Altre volte si eseguono radiografie tridimensionali ( CBCT ) per la presenza di denti in inclusione ossea ( di solito i canini superiori ) che occorre intercettare chirurgicamente per riportarli in arcata, o semplicemente estrarre preventivamente perchè di ostacolo alla terapia ( come accade con i denti del giudizio ).

Si accompagna a queste indagini il rilievo di impronte per ottenere dei modelli di studio della bocca , realizzati in gesso duro.

 

Una volta decisa la condotta terapeutica si passa alla realizzazione degli apparecchi.

Abbiamo apparecchi mobili ed apparecchi fissi.

3)Apparecchi mobili ad azione prevalente sui denti. Sono apparecchi che esercitano forze di spostamento o azioni di consolidamento sui denti cui vengono applicati. Possono avere anche effetti funzionali o ortopedici residui ma non rappresentano l'azione principale. Vediamone alcuni dei più usati. -Quad helix. Viene impiegato per ottenere l’espansione trasversale dell’arcata superiore, sia simmetricamente su ambo i lati sia asimmetricamente.

Esso è costituito da due bande cementate sui primi molari permanenti superiori a cui viene saldata un'ansa palatina modellata a formare delle spire (helix), in numero di quattro. Le attivazioni del quad helix generano movimenti di espansione trasversa dento–alveolare e, in misura e velocità minori rispetto all’espansore rapido, l’allargamento della sutura palatina (espansione lenta); inoltre è possibile attivare selettivamente solo alcune delle sue componenti per

risolvere, ad esempio, problemi di asimmetria o di morsi crociati monolaterali.

Ne esiste anche una versione disinseribile, per poter effettuare le attivazioni al di fuori del cavo orale.

- Distal jet. Viene utilizzato per spostare indietro ( distalizzare ) i molari permanenti superiori nelle seconde classi.

È composto da un bottone in resina ( nance ) che poggia sul palato duro collegato, tramite bracci metallici fissi, a due bande cementate sui primi premolari superiori; un sistema telescopico a molla connette invece il bottone in resina ai molari superiori da spostare distalmente: l’attivazione di tale molla, per mezzo di un cursore mobile in grado di mantenerla compressa, esercita la forza necessaria al movimento dei molari (le bande sui premolari ed il bottone in resina fungono da ancoraggio). Può distalizzare i molari bilateralmente o monolateralmente. L'attivazione indipendente dei due lati ci permette di distalizzare indipendentemente il molare destro da quello sinistro.

Si possono avere mesializzazioni indesiderate dei premolari e dei canini.

- Arco linguale L’arco linguale è costituito da due bande cementate sui primi molari inferiori collegate tra loro da un segmento di filo metallico che scorre tangente alle superfici linguali dei denti. Può avere funzione passiva e mantenere in posizione i molari cui è cementato nel caso vengano a crearsi spazi vuoti dopo la caduta dei denti decidui adiacenti evitando così la loro migrazione in avanti ( mesializzazione ) permettendo di sfruttare questo spazio per la corretta eruzione dei premolari . Può avere anche azione attiva se l'arco possiede delle anse ad " u " aprendole o chiudendole e trasferendo questa spinta per distalizzare i molari o spostare gli incisivi più in fuori.

- Crozat. E' un Apparecchio mobile ideato da George Crozat per allineare i denti nei casi di ortodonzia preprotesica. E' facilmente tollerato dal paziente per le sue dimensioni ridotte, infatti è costituito quasi esclusivamente di fili. Inoltre, essendo rimovibile, consente una buona igiene orale. Agisce essenzialmente sui denti con azioni modeste: può espandere, contrarre, inclinare, mesializzare , distalizzare, stabilizzare, essere usato in contemporanea con altre apparecchiature, effettuare trazioni di I, II,III classe, portare dispositivi ausiliari atti a risolvere problemi funzionali; molto usato negli anni 80.

- Placca di espansione. Ha la funzione di espandere il diametro trasverso di una arcata, quasi sempre quella superiore ed ha un'azione sia sui denti che sulle basi alveolari, meno sulle suture. Un esempio classico è dato dalla cosiddetta

Placca di Schwartz costituita da una vite di espansione trasversale immersa nella placca di resina acrilica divisa in due parti simmetriche; da canino a canino è presente un arco vestibolare mentre anelli ritentivi stanno sui molari.

Si possono includere spessori occlusali sui denti molari e premolari, come pure griglie per rieducare la lingua in presenza di deglutizione atipica.

-Placca di mantenimento o di contenzione. E' costituita da una parte in resina acrilica che abbraccia i denti dall'interno lungo tutta l'arcata e da un arco vestibolare di filo metallico. Si aggancia ai molari tramite ganci sferici o anelli.

Si applica sia all'arcata superiore che inferiore e si porta inizialmente per circa 12 ore al giorno ( nei primi 6 mesi dopo la rimozione dell'apparecchio fisso ) mentre successivamente ( 2-3 anni) possono bastare le ore di un normale riposo notturno. L'esempio più noto è dato dalla placca di Hawley.

Con l'avvento dell'ortodonzia invisibile anche la doccia oclusale di tipo trasparente può essere usata come mezzo di contenzione finale ( specialmente se si usano gli allineatori trasparenti ).

Come abbiamo visto gli apparecchi ed i dispositivi ortodontici mobili hanno tutti svariate ed importanti funzioni . In generale intervengono nel periodo dell'accrescimento e della permuta dentaria guidando sia l'armonico sviluppo dento-facciale sia preparando il bambino ad una fase successiva tramite apparecchi ortodontici fissi che completeranno il trattamento: ci teniamo a sottolineare che l'ortodonzia fissa da sola non può risolvere tutto e che se non si correggono prima le disarmonie in fase di crescita, ci dovremo attendere risultati parziali o non soddisfacenti. Inoltre non si applicano apparecchi fissi sui denti decidui visto che si perderanno in un breve periodo! Ecco allora che anticipare, intercettare le problematiche prima che si aggravino e prepararne la risoluzione per tempo, sfruttando le potenzialità del periodo della crescita diventa un obiettivo reale e desiderabile, ciò che fa appunto l'ortodonzia mobile.

Negli anni ‘60 Robert Ricketts mostrava che era preferibile iniziare presto, verso i 6-7 anni, a correggere i difetti nelle basi ossee (mascella e mandibola) come ad esempio il palato stretto, la mandibola prognatica, il mascellare superiore iposviluppato ed anche la mandibola iposviluppata. Si rese conto infatti che prima si interviene a correggere la anatomia alterata, prima si riesce a normalizzare la funzione anch'esssa alterata :solo una normale funzione mantiene una corretta forma delle arcate. La terapia quindi consta di due fasi: una prima fase chiamata intercettiva è da affrontare già dai 5-7 anni e serve per plasmare le basi ossee, per creare spazio , in modo tale che possano erompere bene, successivamente, tutti i denti permanenti . Nei casi in cui i denti permanenti erompano malposti o mal ruotati, (nel 50% dei casi), è prescritto di fare un secondo trattamento di riallineamento dentale, verso i 12-13 anni, che avviene però in un ambiente osseo già armonizzato senza necessità di estrazioni e senza alterazione dei profili facciali, con funzioni orali corrette.

Espandere un palato ed un'arcata stretta migliora anche la respirazione e promuove una migliore fonetica; contenere una mandibola esuberante o farla sviluppare se insufficiente, non migliora solo l'estetica ma cambia anche la postura del collo e della colonna; eliminare succhiamenti cronici delle dita, rimodulare l'azione della lingua e delle labbra, guidare l'accrescimento armonico delle ossa della faccia, conducono in fondo a quell'obiettivo di salute, oltrechè ad avere un bell'aspetto, che ogni genitore sogna per il proprio figlio.

  1. A) Ortodonzia Mobile. Si usa più frequentemente per intervenire su una situazione dentale e scheletrica in fase di accrescimento dai 5 anni fino all'adolescenza. L'obiettivo della maggior parte dei dispositivi mobili è quello di influire sulle strutture ossee della bocca oltre che sui denti al fine di indirizzarne la crescita in senso positivo. Ciò non esclude comunque che si possa usare anche per correggere malposizioni, non particolarmente accentuate, anche nell'adulto.

    Si possono riconoscere tre categorie teraputiche di apparecchi mobili.

    1. Ad azione ortopedica. Sviluppano forze superiori ai 500 g. e possono cambiare la direzione di crescita di un mascellare o la sua dimensione.

    Vediamo quelli applicati al mascellare superiore

    -Ricordiamo la trazione extraorale ( TEO ) più noto come "baffo" in cui le forze di trazione sono antero-posteriori e l'arco esterno al volto si aggancia con una forchetta al mascellare tramite bande fissate ai molari, mentre una fascia elastica lo tira verso la nuca. Può frenare la crescita in avanti del mascellare e modificare la sua direzione di crescita. Si usa nelle seconde classi occlusali con iposviluppo mandibolare. E' molto efficace.

    -Un altro apparecchio esterno al volto è la maschera di Delaire con la quale si applicano forze postero-anteriori, e si attiva la crescita in avanti del mascellare che si trova indietro o è iposviluppato. Anche in questo caso ci si avvale di una struttura esterna al volto appoggiata su fronte e mento che esercita trazione verso l'avanti tramite elastici che si inseriscono sui denti del mascellare superiore ( su essi infatti è fissato un apparecchio che espande denti e palato in senso trasversale e/o esplica azione di svincolo dalla mandibola e fornisce aggancio agli elastici ). Trova indicazione nelle terze classi scheletriche con morso inverso. E' spesso poco gradita per il suo ingombro e per la durata giornaliera di impiego ( almeno14 ore ) ma è molto efficace ed anche se non blocca la crescita della mandibola ne indirizza però la crescita verso il basso ed indietro facendo sì che risulti meno prominente

    -La mentoniera è un altro sistema ideato per ridurre la crescita in avanti della mandibola. La crescita della mandibola è diversa da quella del mascellare superiore e risente poco delle forze esterne che provano a ridurne l'accrescimento. La mentoniera è infatti poco usata sia perché crea disagio al piccolo paziente ed anche perché si dovrebbe portare in modo continuo sino al termine dello sviluppo mandibolare ( nei maschi anche fino ai 18-20 anni . Il risultato quindi è spesso inferiore agli sforzi. Anche essa trova indicazione nelle terze classi scheletriche con morso inverso.

    - Espansore rapido del palato. E' un apparecchio fissato ai denti posteriori ( molari permanenti o anche decidui se in buone condizioni ed in età precoce ), fatto di due metà connesse da un martinetto a vite che allontana le due metà separando di fatto la sutura palatina ed allargando il diametro trasverso del mascellare. Consente di risolvere o attenuare il morso inverso presente ai lati della bocca e favorisce una migliore respirazione nasale rispetto a quella orale spesso presente in questi pazienti che tra l'altro hanno anche altrettanto sovente fenomeni di adenoidismo. Può essere un presidio molto utile nel caso dovessimo agganciarvi gli elastici dellla maschera di Delaire.

    Tutti questi dispositivi si usano esclusivamente nell'età pediatrica o comunque durante l'accrescimento scheletrico.

    2) Ad azione funzionale. Gli apparecchi mobili realizzati per scopi di natura funzionale si comportano da attivatori in quanto non esercitano direttamente delle forze, ma fanno sviluppare ai muscoli masticatori, a quelli delle labbra e guance, alla lingua, alla postura della mandibola ed ai suoi muscoli una leggera azione che, prolungata nel tempo, plasma e riprogramma le componenti ossee, dentarie e muscolari della bocca. Queste azioni indotte dall'apparecchio modificano in ultima analisi le tensioni a livello periosteo e quindi l’osso (dove si sviluppa tensione periostale si induce formazione di osso) favorendo anche lo spostamento dei denti . Gli apparecchi funzionali hanno anche azione ortopedica perché influenzano lo sviluppo dello scheletro facciale, del condilo mandibolare e delle suture oltre ad un effetto ortodontico indiretto sui denti poichè trasmettono o eliminano o guidano le forze naturali muscolari in modo più armonico e bilanciato. Si usano forze basse e di direzione costante .

    Possono correggere varie condizioni dismorfiche maxillo mandibolari .

    Menzioniamo di seguito alcuni di questi apparecchi ed attivatori funzionali.

    - L'attivatore di Andresen è considerato il capostipite storico degli attivatori, usato prevalentemente nelle seconde classi, in soggetti meso o ipodivergenti. Si presenta come un apparecchio costituito da una placca arciforme in resina, interposta tra le arcate che associa un piano inclinato dietro agli incisivi superiori che, chiudendo la bocca, porta in avanti la mandibola. Ha dei piani linguali che guidano internamente l'eruzione dei denti posteriori, ed un arco vestibolare che guida in modo passivo gli incisivi mascellari in direzione palatale anzichè labiale. Può essere integrato da dispositivi ausiliari come viti per l'espansione trasversale, molle e viti per allineare singoli denti, scudi labiali per contenere la spinta muscolare buccinatoria , ganci di Adams per aumentare la stabilità.

    - L' attivatore di Frankel ne esistono sette versioni. Le più comuni sono le versioni 2 e 3. L'apparecchio Frankel 2 esercita uno stimolo miofunzionale nei casi di II classe scheletrica I divisione con notevoli effetti sulla mandibola, potendo realizzare incrementi di sviluppo di 6/7 mm al corpo mandibolare con notevoli risultati nelle seconde classi scheletriche.

    L'apparecchio Frankel 3 è invece più idoneo al trattamento delle terze classi sia dentali che scheletriche, purchè usato durante l'accrescimento.

    Entrambi questi apparecchi sono validi anche come apparecchi di contenzione dopo terapie ortopediche.

    - La placca funzionale di Cervera si può usare con i dovuti accorgimenti in tutte le classi occlusali di Angle ( I , II, e III classe ), ove esistano morsi profondi e si voglia favorire o correggere lo sviluppo della mandibola e/o del mascellare superiore. Ha subito nel tempo numerose modifiche strutturali per adattarla ad un uso più esteso. Prevede l'uso di uno o più piani metallici ( a seconda del caso ) ad azione discludente che favorisce la riduzione di profondità del morso per eruzione passiva dei denti non più a contatto, associati ad uno o due archi vestibolari (per il controllo delle inclinazioni degli incisivi e della spinta dei muscoli labiali) ed a due scudi laterali che interferiscono con l'azione compressiva dei muscoli buccinatori.

    Consente buoni risultati in età evolutiva.

    - Bionator . Attivatore costruito da Balters nel 1950 che sfrutta l'azione della lingua vista come il centro dell'attività neuro-muscolare. E' un dispositivo in resina acrilica, libero nella cavità orale, dello spessore di circa due millimetri interposta tra le arcate dentarie, con archi vestibolari estesi posteriormente, per escludere le pressioni labiali e buccinatorie, che arrivano al colletto dei denti frontali superiori ed inferiori, un'ansa palatina rivolta all'indietro e vuoto nelle parti linguali. La forma dell'ansa palatina consente di modulare la correzione della postura linguale mentre le flangie in resina interne guidano i denti e la mandibola alla posizione di chiusura. Avendo ridotte dimensioni rispetto ad altri attivatori si porta meglio e per molte ore continuative diurne e notturne. Sono previsti tre tipi di questo apparecchio:

    tipo 1 (o standard): indicati in casi di I e II Classe con affollamento.
    tipo 2 (schermato): indicato in tutte le parafunzioni che danno morso aperto (deglutizione atipica, suzione del pollice, ecc...).
    tipo 3 (o inverso): per correzioni di III Classe.

    - Doppia Placca di Sander formata appunto da una placca per ciascuna arcata atte a risolvere problemi di contrazione trasversale mascellare e bimascellare con retrusione mandibolare ( II Classi ). Sono infatti dotate di vite di espansione. Se coesiste protrusione del mascellare superiore si può associare la TEO. La peculiarità di questo attivatore sta nella presenza, nella placca superiore, di un piano di scivolo costituito da un'ansa di filo metallico che intercetta in chiusura la placca inferiore e guida la mandibola determinandone l'avanzamento. Questa nuova posizione più avanzata ( protrusa) ne aiuta la crescita in avanti e frena quella del mascellare superiore. Modificando la direzione dei piani inclinati è possibile ottenere benefici anche nei soggeti di III classe.

    - Lip bumper. Semplice dispositivo mobile che tramite l’azione muscolare del labbro inferiore può modificare per spinta attiva la posizione dei molari inferiori e per schermatura degli scudi labiali neutralizzza invece la spinta sugli incisivi inferiori che si riposizionano correttamente.

    È costituito da un arco passante anteriormente ai denti inferiori dotato di scudi in resina in modo da spostare la pressione della muscolatura del labbro inferiore dagli incisivi ai molari, una volta inserito nei tubi delle bande cementate sui molari.

    Ovviamente esistono molti altri dispositivi funzionali che comunque ripetono di volta in volta le stesse funzioni di attivazione muscolare. Lo spazio necessario ad una trattazione estesa eccede dai nostri scopi informativi. Ci premeva più che altro illustrare i concetti di attivazione funzionale ed il loro potenziale di utilizzo nell'età evolutiva del bambino. 

B) Ortodonzia fissa. Si definisce fissa perchè non può essere rimossa dal paziente ed usa delle piccole piastrine metalliche o ceramiche dette " brackets" incollate ai denti e collegate da un filo ad arco, legato su esse con gommini rotondi ( sembrano piccoli o-ring ): questo in sintesi è il cosiddetto apparecchio fisso. Esistono anche dei brackets auto-leganti cioè non hanno bisogno dei gommini per fermare il filo. Il filo esercita sui denti le proprie forze tramite i brackets e li sposta: infatti i brackets scorrono, con movimenti minimi, sul filo spostandosi insieme al dente. (...) L'ortodonzia fissa è una risorsa che si usa dai 12 anni in poi ( ma in certi casi anche prima ) e consente spostamenti che non sarebbero possibili, per l'età, lo stato scheletrico e di dentizione, con l'ortodonzia mobile. Questo in in ragione del fatto che l'ortodonzia fissa applica le sue forze al dente in modo da farlo spostare con movimenti corporali di corona e radice, cioè di tutto il dente, mentre l'ortodonzia mobile tende a muovere le corone dentarie lasciando fermi o quasi gli apici delle radici ( movimenti pendolari) : i denti si muovono con prevalenti movimenti di inclinazione più che di spostamento corporale.

Questo significa che con l'ortodonzia mobile non si possono ottenere appunto spostamenti importanti. Inoltre l'ortodonzia fissa ha un'azione continuativa anzichè intermittente accorciando i tempi di trattamento.

Esistono molte scuole ortodontiche ciascuna con la sua tecnica e le sue particolarità : dalle più antiquate alle più moderne, da quelle più diffuse a quelle più ricercate, tutte sono comunque efficaci se si rispettano i giusti criteri diagnostici ed i protocolli terapeutici. Citeremo alcune tecniche di ortodonzia fissa precisando ancora che nessuna di esse è meglio delle altre e che i critreri di scelta attengono alle indicazioni del caso ed alla preferenza ed esperienza di

ciascun professionista.

- La tecnica bioprogressiva: ideata da un grande maestro dell'ortodonzia il Dr. Ricketts ha trovato un grande seguito in Italia per il sostegno promosso da numerosi professionisti che ne hanno divulgato l'uso. E' però poco diffusa negli USA dove invece è nata.

- La tecnica edge-wise: ha avuto una grande diffusione negli USA ed è stata ritenuta come la progenitrice di molte altre tecniche tra cui la straight wire cioè del filo dritto . Iniziata dal prof. Angle circa un secolo fa ha subito molti aggiornamenti e modifiche nei suoi componenti : brackets, archi e fili .

Probabilmente la migliore tecnica o quanto meno la più diffusa, specie negli USA fino a non moltissimi anni fa.

- Tecnica di Tweed. Introdotta da Charles Tweed negli anni '30 prevedeva il ricorso all'apparechio (fatto da brackets, archi, fili ecc.)solo dopo i 12 anni e nei casi di affollamento l'estrazione dei 4 primi premolari con la successiva

disposizione degli altri denti in arcata. Aveva delle conseguenze come l'arretramento degli incisivi con influenze sul profilo naso labiale. Molto in voga negli anni pre e postbellici fu avversata dal Dr. Ricketts che sconsigliava le estrazioni e raccomandava di tenere conto del profilo del paziente e delle funzioni orali come la respirazione, la deglutizione, la fonazione, la postura.

- Tecnica bidimensionale. è una tecnica edgewise in cui tutti gli spostamenti, incluso la chiusura degli spazi, vengono eseguiti per mezzo di meccaniche scorrevoli. Ciò elimina l'uso dei classici fili con anse, riducendo la necessità di modellare il filo e quindi il tempo alla poltrona.Un secondo aspetto è l'abilità di controllare l'ancoraggio degli incisivi inferiori, sia bilateralmente che monolateralmente. E’ la tecnica sviluppata da A. Giannelly , già direttore della Boston University e molto diffusa in Italia ad opera del Prof. Giannelly e dei suoi seguaci ma non altrettanto negli USA.

- Tecnica straight-wire o del filo dritto. E' la tecnica più usata dagli ortodontisti americani e forse la più diffusa in assoluto, avendo di fatto soppiantato la più classica tecnica edgewise. Viene insegnata in molte Università.

Nasce e si afferma soprattuto ad opera del Dr. F.L. Andrews che opera una vera revisione dei concetti di gnatologia applicata all'ortodonzia definendo le 6 chiavi dell'occlusione e riprogrammando le caratteristiche degli apparecchi ed inserendo per ogni singolo attacco gradi di: Torque, Tip, In-out e Offset. Con la sua apparecchiatura stabilì di poter risolvere l'80 % delle malocclusioni.

- In un periodo più recente si sono sviluppate tecniche di ortodonzia fissa invisibile più note col termine di Ortodonzia Linguale. Anch'esse prevedono l'uso di brackets ed archi posti però sulla superficie interna dei denti in modo da non essere visibili dall'esterno. Sono molte le forme e le soluzioni tecniche degli attacchi e dei fili ad essi collegati; ci sono anche attacchi in oro ( sistema detto " Incognito" ) per essere modellati individualemente su ciascun dente e sviluppare così la massima efficienza, con vantaggi in termini di durata della terapia e di sopportabilità dell'apparecchio. Esistono altre risoluzioni che impiegano attacchi metallici di dimensione ridotta ed archi senza pieghe per ridurre al massimo possibili irritazioni alla lingua.

Non vi è nessuna controindicazione alla ortodonzia con tecnica linguale; è tuttavia indispensabile dedicare un’igiene accurata per evitare un accumulo significativo di placca. Il disagio iniziale, con minima alterazione fonetica, determinato dal contatto degli attacchi metallici con la lingua si riduce nel giro di alcune settimane e l’apparecchio è successivamente ben tollerato.

3) Il Bite. E' un apparecchio mobile da inserire sui denti di un'arcata che deve il suo nome al significato della parola, morso, poichè il suo scopo è proprio quello di intervenire sul morso cioè sull'ingranaggio reciproco dei denti, il modo con cui essi combaciano e frizionano nelle varie fasi di chiusura e masticazione.(...)

A questa funzione partecipano non solo i denti, ma anche l'articolazione della mandibola, alloggiata sotto al processo zigomatico dell'osso temporale, subito al davanti del condotto uditivo detta appunto articolazione temporo-mandibolare.

Protagonisti attivi della masticazione sono poi i muscoli masticatori ed i vicini muscoli del capo, del collo e della lingua che permettono la corretta posizione della mandibola e della lingua durante le molteplici funzioni accessorie alla masticazione come la respirazione, la deglutizione e la fonazione oltrechè assicurarne la corretta collocazione nei tre piani dello spazio. Citiamo a titolo riassuntivo alcuni muscoli masticatori : massetere, temporale, pterigoideo esterno ed interno ( muscoli elevatori della mandibola ); miloioideo, genioioideo, digastrico (parte anteriore ); questi ultimi sono abbassatori .

Ci sono correlazioni funzionali importanti tra il sistema masticatorio ed i suoi componenti da una parte e i sistemi sensoriali superiori dall'altra, ma attengono a schemi funzionali troppo complessi per gli scopi di questa semplice trattazione; cionondimeno olfatto, vista, sistema vestibolare interagiscono con gli atti della masticazione, deglutizione e respirazione fin dai primissimi momenti della vita.

Per questi motivi la correzione di una malocclusione dentaria, di abitudini viziate come il bruxismo, di malposizioni mandibolari come anche la presenza di cefalee tensive possono trovare nel BITE ( ma anche nell'ortodonzia più in generale ) una risposta terapeutica immediata con benefici non solo locali ma anche a distanza. Esistono innumerevoli morfologie di Bite e di placche occlusali ( spesso i termini sono sinonimi ) con la funzione di:

- Rilassamento muscolo-articolare ( anche cefalee )

- Riposizionamnto mandibolare ed articolare

- Riprogrammazione funzionale e masticatoria ( anche preprotesica )

- Sblocco articolare

- Protezione da sovraccarichi ed usure incontrollate

- Mantenimento ortodontico

solo per citarne le principali. Trova largo impego anche tra gli sportivi che ottengono prestazioni agonistiche superiori se lo impiegano in gara o durante l'attività fisica. E' noto infatti che le interferenze masticatorie derivanti da un'imperfetta occlusione dentale generano modifiche posturali e possono alterare la contrattilità di muscoli anche distanti dal sistema masticatorio ( muscoli della colonna, muscolo psoas, muscoli respiratori, muscoli dorsali e scapolari, ecc. ) e modificare la distribuzione dei carichi gravitari sul piede e fra un piede e l'altro .

L'odontotecnico in accordo con l'odontoiatra può impiegare vari materiali e metodiche costruttive, talvolta anche complesse ( inserimento di cerniere e molle per effetti di sblocco, sistemi accessori di ritenzione come ganci, oppure piani inclinati per guidare la chiusura o stabilizzare la posizione finale della mandibola, scudi interni per modificare la funzione della lingua o esterni per labbra e guance ) oppure essere una semplice doccia .

Occorre comunque partire sempre con un'impronta, cui segue la modellazione individuale ed esclusiva per quel paziente, eseguita dal tecnico in laboratorio.

Noi preferiamo evitare il ricorso ai bite stampati in materiali termoplastici per la loro scarsa duttilità terapeutica e la durata limitata; sconsigliamo anche tutti quei dispositivi non abbastanza rigidi da annullare gli effetti benefici di una riprogrammazione masticatoria ( anzi spesso inducono serramento e stimolano il digrignamento ). In commercio e talvolta nelle farmacie si trovano anche bite preformati o da mettere in acqua calda e poi in bocca per conformarli ai denti: sono venduti per i bruxisti ma hanno riscosso poco gradimento per la loro dubbia efficacia.

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